Spettacolo
20 ANNI
Cronache di inizio millennio dal G8 di Genova
di e con Alessio Di Modica
Qualcosa di significativo accadde
nei giorni di luglio del duemilauno: una marea di persone di diversa età,
provenienza e storie invase le strade di Genova. il mare azzurro e il cielo blu
erano la cornice, la voglia di cambiare il mondo e di camminare verso la
libertà, l'amore, la rabbia e la gioia di essere insieme li spinse a
incontrarsi, perché credevano che "rivoluzione vuol dire incontrarsi con
sapiente pazienza" (Danilo Dolci). Erano gli anni dei Social Forum, di
quello che venne definito il popolo di Seattle, in realtà era tutta gente che
sentiva profondamente di essere cittadini del mondo e che credevano che la
libertà fosse un diritto di nascita e non di nazionalità. In quel luglio del 2001
una generazione si scontrò contro il muro di una nuova repressione, " si
consumò la più grande sospensione dei diritti democratici in un paese
occidentale " (Amnesty International),
ma un'altra cosa riportarono i media. I fantasmi del passato tornarono e il
dolore non andò più via. Nel 2003 sentimmo la necessità di raccontare ad altri
quello che avevamo vissuto a Genova, dentro di noi e fuori. Adesso dopo 19 anni
sentiamo la necessità di ricordare quello che è successo, come furono trattati
i manifestanti. Oggi raccontiamo quei giorni con una ballata metropolitana,
utilizzando un linguaggio urbano che attinge all'antica arte del Cunto,
mischiando antico e contemporaneo, cercando una lingua universale che parli col
suono più che col significato. E' un racconto personale eppure collettivo allo
stesso momento. Vogliamo cuntare, celebrare e rinnovare il sogno di una
generazione col senno degli anni passati, il viaggio di quattro ragazzi spinti
dal vento della coscienza civile e politica, che dal profondo sud vanno a Genova per
incontrare tutti i sud del mondo e costruire un
OTRO MUNDO.
"E' proprio attraverso il viaggio - mentale o reale che sia , interiore o avventuroso- che ogni generazione costruisce la propria memoria e , a ben guardare anche la propria leggenda" (Pier Vittorio Tondelli)